mercoledì 21 novembre 2012

Le Rame di Napoli e i racconti di mia madre!!



Fino ai 9 anni di età per me i primi di novembre erano i giorni in cui avrei accompagnato zia Rosa o mia madre per portare i fiori a quella nonna Teresa che non avevo mai conosciuto ma di cui sapevo tutto o quasi grazie ai racconti di mia madre. In effetti si chiamava Marianna Teresa ma non ho mai saputo per quale ragione l'avessero sempre chiamata solo Teresa, mentre mio nonno la chiamava affettuosamente Resina (questo diminutivo vi dice qualcosa???).
Ero affascinata da quelle statue che ritraevano giovani spose, angeli, bimbi che giocavano a nascondino e di ognuna mia madre pazientemente mi raccontava cosa rappresentavano leggendomi quello che era scritto sulle lapidi fino a quando non fui in grado di leggerlo da sola.
Acceleravo il passo davanti a mamma (non si poteva correre, altrimenti sarei schizzata come una lepre) per riuscire a vedere le foto di quello che mi incuriosiva di più, il campo dei bambini. Quando lei mi raggiungeva doveva spiegarmi perché c'erano tanti bimbi appena nati (difficile spiegarlo ad una bimba di pochi anni) e non capivo perché non potevo fare apprezzamenti sulle foto di alcuni bimbi che certamente non si potevano dire degli splendori, in contrasto stridente con quanto le mamme avevano fatto scrivere sulla lapide!!
Quanta pazienza deve aver avuto mia madre!! ;-)
Non capivo perchè sia mia madre che mia zia in quel posto avevano un velo di tristezza negli occhi anche se cercavano di trattenere il sorriso ai miei commenti innocenti!
L'ho capito quando anche nonno Vincenzo, l'unico nonno che abbia conosciuto, a ben 93 anni ci lasciò. Avevo 9 anni ed il ricordo della sua pasta c'anciova a mare e muddica che ci mangiavamo insieme non mi abbandonerà mai, come il profumo della sua pipa o del suo sigaro toscano!
Tante volte mamma mi aveva raccontato che da piccolina, prima a Palermo e poi anche a Roma, i regali li riceveva il giorno dei morti e non per la Befana come noi, e questa cosa mi piaceva, era come se chi ci aveva lasciato ci continuasse a pensare facendoci toccare con mano il suo affetto.
Mi descriveva i dolci che mangiavano in quei giorni (non era come ora che con la globalizzazione riusciamo a gustare prodotti tipici anche di luoghi lontani) e con la fantasia immaginavo quelle prelibatezze, consolandomi con un cannolo siciliano (una delle poche specialità siciliane che già si erano fatte conoscere in tutta Italia).
In Sicilia, come anche in tanti altri luoghi del nostro bel paese, il culto dei Santi e dei Morti continua come 100 anni fa, e lì ovviamente la festività di Halloween non ha alcun senso.
Questi dolcetti tipicamente catanesi (chiamarli solo biscotti vorrebbe dire sminuirli) quasi sicuramente mia madre non li conosceva, ma farli me la fa immaginare bambina.
Da quello che ho letto sul web la loro origine dovrebbe ricondursi al Regno delle due Sicilie, quando i Borboni dopo aver annesso la Sicilia al Regno di Napoli coniarono delle monete in lega di rame al posto delle più preziose in lega d'oro e d'argento.
I catanesi per l'occasione inventarono la loro versione dolce di queste nuove monete, le "rame di Napoli".
Ho seguito la ricetta di Francesco de "La cucina degli angeli" che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare come persona, vi riporto di seguito la sua ricetta, ho solo fatto delle piccole modifiche comunque insignificanti che poi vi dirò.


Ingredienti: (per 30 rame di Napoli)

500 gr di farina 00
400 gr di latte
220 gr di zucchero di canna
120 gr di cacao amaro
2 uova
30 gr di miele di acacia
100 gr di marmellata di arance
1 bustina di lievito per dolci
una punta di cucchiaino di vaniglia in polvere
60 gr di burro fuso freddo (io ho utilizzato 60 gr di margarina)
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
7 chiodi di garofano in polvere
un pizzico di sale

Per la copertura

500 gr di cioccolato fondente extra (io ne ho utilizzato per metà rame 250 gr fondente e per l'altra metà 250 gr al latte)

pistacchi di Bronte spellati e tritati (io non ne avevo a sufficienza ed ho utilizzato delle nocciole tritate)

Per prima cosa ho miscelato in una ciotola tulle le polveri setacciate insieme al sale con un cucchiaio di legno.




Ho quindi unito le uova leggermente battute con lo zucchero, il miele e la marmellata, versato quindi a filo sia il latte che la margarina fusa e fatta freddare ed ho mescolato per ottenere un composto omogeneo.



Con l'aiuto di 2 cucchiai ho formato le rame sulla carta da forno con cui ho foderato la leccarda del forno, distanziandole tra loro poiché in cottura aumentano di volume.



Ho quindi fatto cuocere per 10 minuti a 180°in forno già caldo.



Una volta raffreddate ho immerso solo la parte superiore di metà delle rame nel cioccolato al latte fuso (visto che a due figli non piace il fondente), mentre l'altra metà le ho immerse nel cioccolato fondente sempre fuso.
Non avendo sufficienti pistacchi, ho guarnito con delle nocciole tostate e tritate quando il cioccolato era ancora caldo.




Si tratta di dolcetti dal gradevole sapore speziato al profumo di arancia e visto che a Catania si possono trovare per tutto il mese di Novembre perché non farli prima che il mese finisca?? Vedrete, non ve ne pentirete!

domenica 11 novembre 2012

Ciambella al cocco e profumo di limone........la prima ricetta del mio quaderno!!

Domenica pomeriggio, fuori ad intermittenza piove a dirotto, ormai è già buio e preparo a ripetizione aerosol per i tre figli, tutti e tre con tosse e raffreddore, che non rinunciano alle loro uscite, ma non appena rientrano a casa ti chiedono di fare loro da infermiera!

Perché tra un aerosol e l'altro non preparare un dolce che li coccoli un pò?

Dopo aver acceso il forno comincio a pensare a cosa fare che piaccia a tutti e tre, cosa non facile, credetemi!

Avrei voluto provare qualche nuova ricetta, ma ho preferito andare sul sicuro e così aperto il mio vecchio quaderno delle ricette,da dannnnnn, proprio la prima ricetta che scrissi tantissimi anni fa, quella che mi aveva dato Valentina, la mia vicina di casa e madrina insieme al marito della mia figlia più piccola.

E' un semplice ma gustoso ciambellone che lei ha sempre fatto e che portava ai miei figli per far fare loro merenda!
Anche il maschio, sempre refrattario ad ogni dolce che non fosse crostata alla Nutella o Tiramisù, lo ha sempre mangiato volentieri.

E allora ciambella al cocco e profumo di limone sia!! Ho dei profumatissimi limoni non trattati, il cocco disidratato c'è, comincio subito la preparazione.


Ingredienti:

3 uova
150 gr di farina 00
200 gr di cocco disidratato
200 gr di zucchero
1 etto di burro a temperatura ambiente
1 bicchiere di latte
la buccia grattugiata di 1 limone e mezzo
1 bustina di lievito vanigliato
1 bustina di vanillina




Ho montato a neve fermissima le chiare con un pizzico di sale.



In un'altra ciotola ho montato i tuorli con lo zucchero ed un pochino del latte previsto dalla ricetta.



Ho aggiunto quindi il burro a temperatura ambiente........



.....poi il restante latte, la scorza grattugiata dei limoni e la farina miscelata con il cocco disidratato, il lievito e la vanillina. Per ultime ho unite le chiare montate mescolandole dal baso verso l'alto con un cucchiaio di legno.



Ho versato il composto in uno stampo a cerniera imburrato e infarinato e cotto in forno a 180° per circa 40 minuti.



Una volta fredda l'ho estratta dallo stampo e spolverizzata con zucchero a velo.


I più golosi di casa la mangiano spalmandola con una generosa dose di Nutella, ma vi assicuro che è già buonissima così!
Se non la finiscono tutta, per domattina sarà ottima con un cappuccino caldo!!

lunedì 5 novembre 2012

Coca Cola chocolate cupcakes, da una ricetta di Nigella

Dopo aver provato una strepitosa ricetta della mitica Pinella, quella della Coca Cola chocolate cake che è eccezionale, volevo fare delle cupcakes sempre con Coca Cola e cioccolato, così cercando sul web ho trovato questa di Nigella che ho voluto confrontare. Ottima anche questa, provatele entrambe ed a voi l'ardua sentenza.

Le dosi che vi dò a me hanno dato ben 16 cupcakes.

200 gr di farina
250 gr di zucchero semolato
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1/4 di cucchiaino di sale
1 uovo grande
125 ml di latticello (potete ricavarlo con metà latte e metà yogurt, oppure con 1 cucchiaio di succo di limone versato nel latte e fatto riposare circa 10 minuti)
1 cucchiaino di vaniglia
125 gr di burro
2 cucchiai di cacao amaro
175 ml di Coca Cola



Ho mischiato per prima la farina con lo zucchero, il bicarbonato ed il sale.



Ho fatto sciogliere sul fuoco il burro ed ho aggiunto la Coca Cola senza far bollire, ho miscelato insieme anche il cacao ed ho fatto raffreddare il tutto.



A parte ho battuto l'uovo intero con il latticello e la vaniglia.



Una volta freddo il composto liquido di burro, Coca Cola e cacao vi ho aggiunto le polveri mescolando con un cucchiaio di legno...............



...........e per ultimo il composto di uova e latticello in modo che venga un composto ben amalgamato. Ho messo il composto piuttosto liquido nei pirottini di silicone e fatto cuocere per circa 20 minuti a 175° con forno già caldo (fate comunque la prova stecchino).

Per la glassa della ricetta di Nigella:

225 gr di zav
2 cucchiai di burro
3 cucchiai di Coca Cola
1 cucchiaio di cacao amaro
1/2 cucchiaino di vaniglia.

Far sciogliere sul fuoco il burro dolcemente, aggiungere sempre la Coca Cola ed il cacao. Fuori dal fuoco amalgamarci lo zav ben setacciato e la vaniglia. Glassare le cupcakes quando è ancora caldo.




Io ho voluto anche decorarli con della panna che avevo già in frigo, ma voi potete decidere la glassa che più vi piace.

Il meglio di loro lo danno il giorno dopo...............................preparateli quindi il giorno prima e nascondeteliiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!



Questo è il loro splendido interno!!!!! Ciao ciao

venerdì 2 novembre 2012

Torta di ricotta e visciole.........e le merende dell'infanzia!!

Chi non ricorda con un pò di nostalgia le merende della propria fanciullezza alzi la mano !!!
Sarà che noi "non più giovanissimi" facevamo merenda con cose semplici, sarà che nel mio caso non c'è più quella mamma che amorevolmente ti chiamava per darti la merenda che si consumava rigorosamente in compagnia degli amici giocando sotto casa, sarà che i ricordi hanno sempre quel sapore malinconico di ciò che è passato ed inesorabilmente non torna più!
Le nostre merende erano semplici ma gustose, dovevano dare l'energia giusta per giocare all'aperto tutto il pomeriggio: acchiapparella, buzzico rampichino, nascondino, campana, saltare a corda, palla a muro, palla avvelenata, un due tre stella, ruba bandiera, mosca cieca, quattro cantoni.
Vuoi mettere il dispendio di energie che comportavano questi giochi con l'energia che serve oggi ai nostri ragazzi per stare seduti davanti alla tv o al pc o alla play?? E poi ci lamentiamo se ci sono sempre più bambini obesi!! Se ripenso ad alcuni vicini che si lamentavano quando i miei figli giocavano sotto casa con i loro amichetti come facevo io da bambina!! Grazie al cielo vivo in un piccolo comprensorio dove i bambini possono giocare con tranquillità come una volta, rispettando gli orari di riposo penso che sentire i bambini che ridono giocando sia la cosa più bella del mondo, ma fallo capire a certi ottusi individui!!
Tornando alle mie merende rispettavano i miei gusti che non erano propriamente "da bambina". Premetto che non ho mai amato le cose eccessivamente dolci da essere stucchevoli.
Una bella "ciriola" (tipico pane romano) con la cicoria ripassata in padella o con alcune fette di melanzane alla parmigiana, in estate una fetta di casareccio di Genzano a panzanella (ma come la facciamo a Roma), una fetta di pane "abbruscato" con olio e sale (la bruschetta) o panne ammollato con acqua e zucchero. In epoca di fichi era da leccarsi i baffi con la pizza bianca aperta e farcita con fichi e prosciutto crudo!! Quando invece c'era della buona ricotta di pecora (allora solo nei mesi freschi) una ciriola con ricotta e confettura di ciliegie (l'unico modo per farmi mangiare la confettura che per i miei gusti era troppo dolce).
Il classico panino come lo intendiamo oggi con prosciutto o salame o mortadella era più raro, in genere era per la merenda a scuola che avevamo o la ciriola con il salame o il prosciutto crudo, o la pizza rossa del fornaio o (per me il massimo della goduria) la pizza bianca romana con la mortazza (la mortadella)!!

La mitica "ciriola romana" ormai pressocché scomparsa dalle botteghe dei fornai! :-( La sua mollica s'impregnava del sughetto degli alimenti con cui la farcivi ed affettata era ottima per fare i crostini.

Tutta questa premessa per introdurre la ricetta di una torta tipicamente romana che come gusto ricorda molto le mie merende di bambina: la torta con ricotta e visciole.
Tra i dolci tipicamente romani le crostate con la ricotta la fanno da padrone, ma questa ricetta che appartiene alla tradizione ebraica-romana come moltissimi piatti tipici romani, è gelosamente custodita dalla famiglia Boccione, forno e pasticceria del Ghetto di Roma in via del Portico d'Ottavia dove è ancora possibile gustarla.

Non si tratta di una crostata ma di una torta ricoperta di pasta frolla che racchiude i due strati di confettura di visciole e di ricotta, questo da quando in tempi antichi fu vietato agli ebrei di vendere alimenti con il formaggio e quindi nascosero la ricotta con uno strato di frolla. Le visciole invece altro non sono che ciliegie selvatiche da cui si ricava una confettura dal sapore asprigno molto meno dolce della confettura di ciliegie.

Proprio perché tramandata di generazione in generazione dalla famiglia Boccione la ricetta originale è segreta (come per la celeberrima torta Sacher) ma possiamo tentare di rifarla, specialmente se non è possibile venire a gustarla nel ghetto di Roma.

TORTA EBRAICA-ROMANA DI RICOTTA E VISCIOLE

Per la frolla:

400 gr di farina 00
200 gr di zucchero
200 gr di burro
2 uova intere
1 pizzico di sale
buccia grattugiata di limone

Per il ripieno:
500 gr di ricotta di pecora
100 gr di zucchero
300-350 gr di confettura di visciole

Ho preparato la frolla lavorando rapidamente tutti gli ingredienti e l'ho messa a riposare in frigorifero per 1 ora avvolta nella pellicola.
Nel frattempo ho passato al setaccio la ricotta e l'ho amalgamata con lo zucchero.
Ho rivestito di carta da forno la base di uno stampo a cerniera da 24 cm di diametro, vi ho adagiato una base fatta con 3/4 della frolla, avendo cura di lasciare dei bordi alti 3 cm che serviranno poi ad essere rigirati.
Ho steso sulla base la confettura di visciole che dovrà ricoprirla per bene, ho ricoperto la confettura con la crema di ricotta e zucchero versandola a cucchiaiate per non mischiarla alla confettura sottostante.
Ho quindi steso la restante frolla per farne un cerchio da posare sulla ricotta e vi ho rigirato sopra i bordi della base sigillando quindi il ripieno all'interno.
Ho messo in forno a 175° per 1 ora.


La mia torta non ha l'aspetto quasi bruciacchiato di quella del forno Boccione, se non avessi dovuto staccare il grill del mio forno per colpa del girarrosto che rimaneva sempre in funzione avrei tentato di farla colorire mettendola un pò sotto al grill ma vi assicuro che anche così è ottima. Ho appena spolverato la fetta di zucchero a velo esclusivamente per l'estetica, l'interno è morbido ed umido, dai sapori schietti.
Se vi trovate a passare per Roma oltre alle meraviglie artistiche al "ghetto" troverete anche questa meraviglia gastronomica, insieme a tante altre ovviamente, ma se ne avete voglia potete anche provare a rifarla, sicuramente sarà una buona "imitazione" dell'originale.
Ciao ciao ed alla prossima