giovedì 29 settembre 2016

Macafame - il dolce vicentino di pane e mele


Avete del pane raffermo da riutilizzare e volete fare un dolce per la merenda o la colazione? Allora questa ricetta vi può interessare.
Questo dolce, come la torta putana, appartiene alla cucina veneta del recupero che una volta era alla base dell'economia di una casa, ma se ancora oggi non si vuole sprecare il pane raffermo è sicuramente un ottimo modo per utilizzarlo in un dolce ottimo per la merenda o la colazione. 
In origine era fatto con ingredienti estremamente semplici, pane raffermo, latte, zucchero, mele (ma anche pere o altra frutta disponibile), uvetta, qualche uovo, olio o burro,  ma ci si poteva aggiungere quanto doveva essere utilizzato prima che si rovinasse (frutta secca, fichi secchi).
Il nome "macafame" fa intuire come sazi facilmente ed infatti veniva venduto anche nelle osterie come spuntino.
La ricetta che ho seguito è un sunto di tutte quelle che ho trovato sul web, se è vero che ogni volta il "macafame" può cambiare questa è la ricetta del mio.



Ingredienti: (per una teglia da 24 cm di diametro)

  • 250 gr di pane raffermo
  • 700 ml di latte
  • 3 uova
  • 100 gr di zucchero semolato
  • 75 gr di burro a temperatura ambiente
  • 100 gr di uva passa
  • 1 bicchierino di grappa (io ho usato il rum)
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • 1 bustina di lievito in polvere per dolci
  • la scorza grattugiata di 1 limone
  • 3 grosse mele


Per prima cosa tagliate il pane a pezzetti, mettetelo in una ciotola e bagnatelo con il latte che avrete fatto scaldare. 
La quantità di latte necessaria dipende da quanto è secco il pane. All'inizio ne scalderete e verserete 1/2 litro, se però il pane raffermo di almeno 3 giorni con il caldo si è asciugato troppo come è successo a me, aumenterete la quantità di latte sempre caldo in modo da inumidirlo tutto per bene. 
Io l'ho lasciato riposare tutta la notte in frigorifero, ma possono bastare anche alcune ore.
Quando il pane si sarà completamente ammorbidito potete continuare nella preparazione. 
Se vi piace un impasto più grezzo potete limitarvi ad amalgamare il pane con una frusta a mano, altrimenti potete passarlo al mixer ed ottenere un composto più fine.
Nel frattempo lasciate l'uvetta in ammollo in acqua tiepida per circa mezz'ora, strizzatela e mettetela nuovamente a bagno nel bicchierino di grappa o rum.
Iniziate ad unire al pane le uova leggermente battute, lo zucchero, il burro morbido, la scorza grattugiata del limone, la cannella, l'uva passa con tutto il liquore ed il lievito. 
Amalgamate bene tutti gli ingredienti e per ultime aggiungete le mele sbucciate e tagliate a tocchetti.
Se le mele fossero aspre potete anche aumentare un pochino la dose di zucchero.
Versate il composto in una tortiera apribile rivestita di carta da forno che avrete unto con del burro e cosparso di pangrattato.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 180°C per almeno un'ora, fate comunque la prova stecchino per controllare che ne esca asciutto.
Una volta freddo, sformate il dolce e prima di gustarlo cospargetelo con abbondante zucchero a velo.


E' deliziosa, state solo attenti a non mangiarne troppa altrimenti ne risentirà la bilancia!
Alla prossima!  =^-^=


lunedì 26 settembre 2016

La rocciata di Assisi per il Calendario del Cibo Italiano 2016 - AIFB


Oggi per il Calendario del cibo italiano inizia la settimana della torta di mele di cui è ambasciatrice Stefania Orlando (la mitica Arabafeliceincucina) che con il suo articolo ci parla in maniera approfondita di questo dolce che fa parte della nostra tradizione in tutte le sue declinazioni.
Non ho potuto fare a meno di partecipare con un dolce alle mele straordinariamente italiano anche se a prima vista non si direbbe.
In circa 40 anni ho scoperto molto dell'Umbria, a cominciare dal vecchio borgo dove nacquero gli avi di mio marito nel comune di Panicarola. La sua tradizione gastronomica si rifà ad una cultura contadina semplice, genuina che risente profondamente della storia della regione. 
Questo dolce per me è stata una vera scoperta. Non avrei mai immaginato che l'adorato strudel di zia Lina (la mia zia viennese) avesse una sorella nel centro Italia. 
Si tratta della rocciata, conosciuta con questo nome nelle zone di Foligno, Spello ed Assisi, mentre nella montagna folignate, Trevi e Spoleto viene chiamata attorta o 'ntorta.
Le origini di questo dolce sembrerebbero risalire agli antichi umbri, nelle "Tavole eugubine" si parla infatti di un dolce chiamato "tensendo" che veniva offerto durante i riti sacri alla divinità umbra Hondo Cerfio.
Altri invece, vista la somiglianza con lo strudel, non escluderebbero che possa essere stato portato nell'Alto Medioevo dai Longobardi che presso Nocera Umbra avevano un loro stato.
Una volta si preparava in particolare per la festa di Ognissanti tirando una sfoglia povera fatta con farina, acqua ed olio in cui avvolgere un ripieno fatto con quello che si aveva in casa: mele, frutta secca (noci, nocciole), pinoli, uvetta, semi d'anice, cacao, cannella, zucchero o miele, ma anche fichi secchi, prugne secche, alchermes...
Io ho preferito il ripieno più semplice senza fichi e prugne ma con i semi d'anice che lo differenziano dallo strudel.




Ingredienti:

Per la pasta tirata
  • 300 gr di farina 00
  • 200 ml di acqua tiepida
  • 30 ml di olio di semi di girasole + 1 cucchiaino
  • 2 gr di sale

Per il ripieno
  • 4 grosse mele sbucciate e tagliate a fette sottili
  • 3 manciate di noci tritate grossolanamente
  • 3 manciate di uva passa precedentemente fatta rinvenire nell'acqua tiepida e poi asciugata
  • 1 piccola manciata di semi d'anice
  • 1 manciata di pinoli
  • la scorza grattugiata di un limone non trattato
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • 2 cucchiaiate di cacao dolce
  • 5 cucchiaiate di zucchero
Per guarnire
  • una generosa spruzzata di alchermes
  • zucchero a velo
Iniziate preparando la pasta tirata, fatela riposare e quindi tiratela sottile sopra ad una tovaglia, così come ho dettagliatamente indicato nella ricetta dello strudel viennese.

A questo punto spargete uno per volta tutti gli ingredienti su un pò più della metà della pasta tirata cominciando con le mele.
La quantità di tutti gli altri ingredienti è molto soggettiva, potete variarla secondo i vostri gusti e la disponibilità dei prodotti, aggiungete più zucchero se le mele sono particolarmente aspre. Ognuno di voi riuscirà a personalizzarla! 


  
Dopo aver rifilato tutti i bordi della pasta che rimarrebbero più duri con l'aiuto della tovaglia arrotolate la rocciata partendo dal lato coperto dal ripieno, sigillate bene le due estremità ed arrotolatela a chiocciola sopra ad un foglio di carta da forno con cui la adagerete in una teglia.

Spennellate la superficie con un pò di olio e fate cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 30 minuti.



Quando la rocciata sarà tiepida cospargetene la superficie con un pò di alchermes e zucchero a velo.


Deliziosa, con i semi d'anice che danno un gusto particolare, e tutto sommato anche leggera questa parente italiana dello strudel. 
Alla prossima ricetta!! =^-^=

sabato 17 settembre 2016

Vanillekipferl alle noci - la ricetta viennese



E' vero, siamo ancora in estate anche se per pochi giorni e c'è chi è ancora in vacanza o addirittura deve andarci e io faccio dei biscotti che sono tradizionalmente natalizi? 
Volevo smaltire delle noci già sgusciate che avevo in frigorifero (sì, perché d'estate la frutta secca la conservo nei sacchetti appositi in freezer per evitare che irrancidisca), non erano tantissime ma potevo utilizzarle in un impasto per dei biscotti. 
Così mi sono imbattuta in questo sito dove il mastro fornaio racconta di aver avuto la ricetta degli autentici vanillekipferl viennesi alle noci da un pasticcere che per anni ha lavorato presso una famosissima caffetteria di Vienna.
Dando quindi fiducia al mastro fornaio ed alla ricetta del vecchio pasticcere ho provato a rifarli e vi assicuro che sono deliziosi, si sciolgono in bocca ed il gusto delle noci non prevarica quello della vaniglia.
Con gli ingredienti riportati in ricetta ne vengono un pò più di 50, calcolando che ogni biscotto deve avere un peso di circa 12 grammi. 




Ingredienti: (per più di 50 biscotti)

  • 200 gr di burro
  • 90 gr di zucchero semolato
  • 1 tuorlo medio
  • 120 gr di noci macinate
  • 280 gr di farina 00
  • i semi di 1 baccello di vaniglia
  • un pizzico di sale
Per guarnire
  • zucchero a velo vanigliato 


La ricetta è veramente semplice e rapida.

Dovete versare tutti gli ingredienti in una ciotola, avendo cura di tagliare il burro a tocchetti, lavorare rapidamente l'impasto con le mani fino a che non è compatto, quindi avvolgerlo nella pellicola e farlo riposare una notte in frigorifero.



Il giorno dopo riprendete l'impasto e fategli raggiungere circa i 13° di temperatura, ricavatene dei cilindri dello spessore di 2,5 cm, tagliatene dei tocchetti da 12 gr ciascuno e lasciando la pancia del cornetto bella tonda affusolate solo le punte formando così una mezza luna.



Disponete i vanillekipferl su una teglia foderata di carta da forno distanziati tra di loro (si allargano un pò durante la cottura), quindi cuocete in forno preriscaldato a 180°C per 12 minuti.




Appena estratti dal forno non toccateli, sono talmente friabili che vi si sgretolerebbero.

Fateli stiepidire e poi delicatamente rotolateli nello zucchero a velo vanigliato.




Vi assicuro che sono favolosi, di una scioglievolezza incredibile.
Appuntatevi la ricetta, per Natale sono perfetti per regalarli agli amici e per offrirli agli ospiti...per ora mangiamoceli accompagnati da un tè o un caffè, col freddo con una cioccolata bollente!! 
=^-^=

mercoledì 14 settembre 2016

Maritozzo romano con la panna...e le sue origini romantiche!


Chi può dimenticare il maritozzo con la panna che la domenica mattina andavo a prendere con le amichette nella pasticceria del quartiere.
All'uscita dalla messa a cui partecipavano tutti i bambini che frequentavano il catechismo era una tappa obbligata, una rapida corsa attraversando la piazza e quelle meraviglie profumate erano lì in bella mostra nella vetrina che aspettavano solo noi. Morbidi, biondi, con una leggera glassatura di zucchero che si sgretolava ad ogni morso ed al centro la farcitura di candida panna montata.
Anche se poi da ragazza ne ho mangiati di buonissimi in centro in qualsiasi momento della giornata, nei miei ricordi resta il dolce della colazione domenicale.
E per i veri romani è proprio il dolce della colazione, accompagnato da un buon caffè o da un cappuccino, i "cornetti" sono una modernità che ha preso piede in seguito, buonissimi se ben fatti ma nulla a che vedere con la goduria che può darti un maritozzo con la panna.
Le sue origini sono molto antiche, un pò come tutte le meraviglie artistiche della nostra città, già gli antichi Romani avevano l'abitudine di mangiare delle pagnotte dolci arricchite con uva passa.
Durante il Medioevo si arricchì di miele e burro e diventò l'unico dolce che si poteva mangiare durante la Quaresima. 
Il suo nome quasi sicuramente deriva dal modo scanzonato e tutto romano di alterare il nome "marito". Questo perché due usanze lo legano al futuro marito. 
Una voleva che il primo venerdì di marzo (ricorrenza che poi sarebbe diventata l'attuale San Valentino) il fidanzato regalasse questo dolce alla futura sposa spesso nascondendo all'interno del maritozzo un anello o un altro oggetto d'oro.
L'altra invece voleva che le ragazze in età da marito preparassero queste pagnottelle e le portassero in piazza. La ragazza che aveva preparato i maritozzi più buoni riceveva le attenzioni dei giovani del paese.
Solo in seguito il maritozzo si è arricchito con la panna montata, pur conservando il sapore semplice della tradizione povera e contadina, tradizione da cui provengono tutti i piatti tipicamente romani più conosciuti ed apprezzati.
La ricetta che ho seguito l'ho presa dal sito "noi di Roma" che racconta la nostra città a 360°, comprese le ricette della gastronomia tipica romana.




Ingredienti: (per 12 maritozzi)

Per l'impasto

  • 500 gr di farina manitoba
  • 250 ml di acqua tiepida
  • 12 gr di lievito di birra fresco
  • 95 gr di zucchero + 1 cucchiaino per attivare il lievito
  • 5 gr di olio di semi di mais
  • la scorza grattugiata di 1 limone o di 1 arancia non trattati
  • 2 tuorli
  • 30 gr di arancia candita
  • 30 gr di pinoli
  • 30 gr di uva passa
  • 6 gr di sale
Per la glassatura
  • 100 gr di acqua
  • 150 gr di zucchero
Per la farcitura
  • 500 ml di crema di latte da montare
  • 40 gr di zucchero a velo  (facoltativo)
Iniziate a sciogliere il lievito di birra con 1 cucchiaino di zucchero in un goccio di acqua tiepida.

Mescolate nella planetaria o sulla spianatoia la farina con lo zucchero ed aggiungete il lievito sciolto con il cucchiaino di zucchero nonché la rimanente acqua sempre tiepida a cui avrete unito l'olio di semi,il sale e la scorza grattugiata di limone.
Amalgamate rapidamente i liquidi con le polveri, aggiungere anche i tuorli d'uovo ed impastate per circa 7 minuti fin a che non si tutto ben amalgamato ed incordato attorno alla foglia della planetaria.
Nel frattempo avrete lasciato rinvenire in acqua fredda per 10 minuti l'uva passa. Strizzatela ed asciugatela ed unitela insieme ai pinoli ed ai canditi sul piano di lavoro lavorando un pò con le mani l'impasto.
Infarinate una ciotola e disponeteci il panetto coperto con pellicola lasciandolo lievitare per almeno 2 ore.



Quando l'impasto ha raddoppiato il suo volume dividetelo in 12 pezzi ( a me son venuti di circa 81 gr ciascuno), lavorate col palmo della mano sul piano di lavoro ogni pezzo per formare una pallina e mettetele sulla teglia coperta con carta da forno e coperte da pellicola per lievitare ancora 30 minuti.



Riprendete ogni pallina, lavoratela sul piano dandole una forma allungata e riponete nuovamente sulla teglia foderata di carta da forno avendo l'accortezza di distanziarle bene tra di loro perché aumenteranno notevolmente di volume, coprite con pellicola e fate lievitare ancora 1 ora in luogo riparato.



Intanto preparate lo sciroppo per la glassatura in un pentolino facendo sciogliere e poi ridurre a fiamma bassa l'acqua con lo zucchero fino ad ottenere uno sciroppo abbastanza denso che lascerete raffreddare.
Fate riscaldare il forno a 180°C e cuocete i maritozzi per 18-20 minuti.
Ancora tiepidi spennellarli con lo sciroppo di zucchero e metterli ad asciugare nel forno spento per 10 minuti, quindi fuori dal forno lasciateli raffreddare.



Montate la crema di latte ed eventualmente addolcitela secondo i vostri gusti.
Ormai freddi praticate longitudinalmente un taglio e farciteli con la panna montata. 



Una leggera spolverata di zucchero a velo ed i vostri maritozzi per la colazione tipica romana sono pronti! 
Alla prossima ricetta! =^-^=

domenica 11 settembre 2016

Il pasticciotto leccese


La prima volta che ho assaggiato un pasticciotto leccese è stato al raduno di cookine di Cookaround a Perugia ormai 6 anni fa. La nostra amica pugliese Adelaide infatti ci aveva preparato sia i pasticciotti che una torta pasticciotto per permettere a tutti i partecipanti di assaggiare questa meraviglia salentina. E' stato subito amore per questo dolce semplice ma gustosissimo, una frolla che avvolge un cuore di crema pasticcera, tanto che come ho trovato gli stampini adatti li ho comprati per poter rifare questi piccoli scrigni di bontà.
Sembra che la ricetta del pasticciotto leccese risalga al 1745, quando il proprietario dell'antica pasticceria Ascalone di Galatina provò a mettere insieme pasta frolla e crema pasticcera creando questo nuovo dolcetto, ma il risultato estetico non lo soddisfaceva tanto da definirlo un pasticciotto. Tuttavia chi lo assaggiò ne rimase talmente entusiasta che entrò di diritto nella produzione della pasticceria conservando il nome di "pasticciotto". La pasticceria Ascalone di Galatina è ancora nelle mani dei discendenti dell'inventore del pasticciotto e continuano a produrlo quindi se doveste avere la fortuna di visitare questa splendida cittadina del Salento dovete assolutamente andarci per gustare questa squisitezza.

Secondo la tradizione la caratteristica peculiare della frolla per il pasticciotto è la presenza dello strutto nell'impasto che la rende friabile, quindi se non volete usarlo potete sostituirlo con burro o margarina ma il risultato non sarà lo stesso.
La crema pasticcera invece deve essere piuttosto soda.

La ricetta che ho seguito l'ho presa dal sito "puglia.com" sperando sia la più vicina a quella originale, ho solo aggiunto 2,5 gr di ammoniaca per dolci nella frolla come indicavano tutte le altre ricette che avevo letto.
Ultima considerazione, vi indico la metà degli ingredienti previsti nella ricetta per la crema pasticcera, visto che me ne è avanzata esattamente la metà.



Ingredienti: (per 13 pasticciotti)

Per la frolla

  • 500 gr di farina 00
  • 250 gr di strutto
  • 250 gr di zucchero semolato
  • 4 tuorli d'uovo
  • i semi di una bacca di vaniglia
  • la scorza grattugiata finemente di 1/2 limone non trattato
  • 2,5 gr di ammoniaca per dolci  (aggiunta da me)
  • un pizzico di sale
Per la crema pasticcera
  • 1/2 lt di latte
  • 3 tuorli
  • 90 gr di farina 00
  • 160 gr di zucchero semolato
  • la scorza di 1 limone   (aggiunta da me)
  • i semi di 1/2 bacca di vaniglia  (aggiunta da me)

Per guarnire

  • 1 chiara d'uovo leggermente battuta (anziché il tuorlo indicato in ricetta)
Iniziate a preparare la frolla a mano amalgamando in una ciotola lo strutto freddo di frigorifero con lo zucchero ma senza montarlo.
Aggiungete quindi i tuorli, poi la farina a cui avrete mescolato l'ammoniaca ed il sale, per ultimi la scorza grattugiata di limone ed i semi di vaniglia. Come l'impasto è compatto avvolgetelo nella pellicola e fatelo riposare in frigorifero almeno 1 ora.





Preparate ora la crema pasticcera amalgamando in una ciotola i tuorli con lo zucchero e la farina insieme ad un goccio di latte freddo, mentre porterete a bollore il restante latte con la scorza di limone ed i semi di vaniglia.
Versate quindi il latte a cui avrete tolto la scorza di limone sugli altri ingredienti amalgamati girando immediatamente con una frusta, riversate il tutto nella casseruola ed a fiamma dolce fate addensare la crema girando sempre con la frusta.
Versate la crema ormai pronta in un recipiente di vetro con della pellicola a contatto e mettete in frigorifero per far freddare completamente.


Quando sarà fredda riprendete la frolla, stendetela a 1/2 cm di spessore, foderate ogni stampino facendone debordare un poco, punzecchiate con i rebbi di una forchetta sia il fondo che le pareti di frolla, riempite di crema pasticcera, ricoprire con un altro strato più sottile di frolla, sigillate i bordi togliendo l'eccedenza di pasta e schiacciando bene lungo la circonferenza in modo da far formare la cupoletta centrale, bucherellate anche la superficie superiore e fate riposare i pasticciotti in frigorifero per 1 ora.





Io non ho ecceduto con la pasticcera come dicevano i vari siti, ma la prossima volta voglio metterne un cucchiaio in più in ogni pasticciotto, così la cupoletta dovrebbe rimanere più accentuata dopo la cottura.
Non è necessario imburrare ed infarinare gli stampini perché la frolla è grassa e non si attacca.

Preriscaldate il forno a 220°C, spennellate la superficie dei pasticciotti con dell'albume appena battuto e fate cuocere a 220°C per 20 minuti. 


Fate intiepidire fuori dal forno per alcuni minuti e capovolgete gli stampini per staccare i pasticciotti.

A fine agosto, tornando da una vacanza a Porto Cesareo, mia figlia me ne ha portato un vassoio di classici e con vari ripieni che stanno conquistando il favore della clientela: alla classica crema pasticcera ed amarene, alla Nutella, al pistacchio, al cocco, bigusto, ce n'è veramente per tutti i gusti, anche se i tradizionali restano sempre questi.

Dimenticavo, in Puglia il pasticciotto abitualmente si gusta tiepido a colazione, ma vi assicuro che sarà perfetto in ogni momento in cui vorrete concedervi un dolcetto, anche freddo!! =^-^=

lunedì 5 settembre 2016

Crostata con crema pasticcera e fichi freschi



Anche quest'anno abbiamo trascorso qualche settimana in Umbria sul lago Trasimeno dove gli ulivi ed alcuni campi di girasoli ancora in fiore rendono i paesaggi veramente suggestivi.


Rientrando da Perugia verso il lago Trasimeno un attimo di distrazione ed abbiamo saltato la prima uscita per Magione. Uscendo alla successiva ci siamo ritrovati a San Feliciano da cui tanti anni fa prendemmo il traghetto per l'isola Polvese.
Siamo capitati lì al tramonto ed il cartello stradale che indica il paese come "San Feliciano il paese dei tramonti" già preannuncia lo spettacolo che si può ammirare.
Seguendo la strada che costeggia il lago tra San Feliciano e Monte del Lago ci siamo poi imbattuti nelle rovine del Castello di Zocco, un antico borgo circondato da mura con torri difensive e per andarlo a vedere da vicino di fianco al vecchio cancello ci siamo trovati di fronte ad un enorme fico, lì sul ciglio della stradina sterrata completamente abbandonato. Non ho resistito e ci siamo fermati per raccogliere quelli maturi ed a portata di braccia.
Adoro i fichi, sia mangiati da soli che con della pizza bianca appena sfornata e del prosciutto crudo, un pasto da re. 
Alcuni li abbiamo mangiati la mattina seguente prima di ripartire per Roma ed il resto li ho riportati a casa.
Non erano sufficienti per farne della confettura, ma una torta guarnita con questi meravigliosi frutti ci sarebbe venuta sicuramente. E così ho pensato di abbinare la splendida frolla di Luca Montersino ad una delicata crema pasticcera,  guarnendo il tutto con i fichi talmente dolci e saporiti che ho voluto lasciarli in purezza, senza caramellarli o laccarli con della gelatina, così al naturale, semplicemente squisiti.



Ingredienti: (per una tortiera da 22 o 24 cm di diametro)

Per la frolla di Luca Montersino

  • 250 gr di farina 00
  • 150 gr di burro freddo
  • 100 gr di zucchero a velo
  • 40 gr di tuorli
  • un pizzico di sale
  • scorza grattugiata di 1/2 limone
  • i semi di mezza bacca di vaniglia

Per la crema pasticcera
  • 500 ml di latte intero
  • 4 tuorli
  • 120 gr di zucchero (circa 4 cucchiai colmi)
  • 30 gr di amido di mais 
  • i semi di mezza bacca di vaniglia o una buccia di limone

Per guarnire
  • 10 fichi freschi e maturi di medie dimensioni

Iniziate a preparare la frolla questa volta con il metodo classico anziché con quello della sabbiatura.

Potete lavorare la frolla a mano o in planetaria.

Mescolate insieme lo zucchero a velo con il burro, aggiungete quindi i tuorli pochi alla volta affinché vengano assorbiti dal composto di burro e zucchero. Quindi unite la scorza grattugiata di limone, i semi di mezza bacca di vaniglia e la farina. Lavorate giusto il tempo che si formi un composto piuttosto compatto, avvolgete l'impasto con la pellicola appiattendolo e fatelo riposare in frigorifero per 3-4 ore. Con questo sistema la frolla risulterà più compatta, ideale per rivestire la teglia senza rompersi.

Mentre la frolla riposa in frigorifero vi preparate la crema pasticcera come solito. Una volta pronta versatela in un recipiente basso e largo affinché si raffreddi prima e copritela con della pellicola a contatto perché non formi la pellicina in superficie.

Quando la frolla si è riposata stendetela e rivestiteci una teglia imburrata ed infarinata. Con i rebbi della forchetta punzecchiatela tutta, quindi adagiateci sopra un foglio di carta da forno e dei fagioli secchi per cuocerla in bianco in forno preriscaldato a 180°C, dopodiché togliete i fagioli e la carta forno e proseguite la cottura per altri 10 minuti.

Una volta che la base di frolla si darà freddata potete estrarla dalla teglia, versateci quindi la crema pasticcera livellandola con una spatola e guarnite con i fichi lavati asciugati e tagliati a spicchi. 


Se i vostri fichi non fossero sufficientemente dolci potete caramellarli in padella con una noce di burro e qualche cucchiaio di zucchero.

Alla prossima ricetta!! =^-^=